29. März 2010

Mit der Veranstaltungsreihe „Denkwürdige Destillate“ werden italienische und deutsche Stimmen der Gegenwartspoesie in Bozen vorgestellt, darauf vertrauend, dass in einer Stadt und Kultur der Zweisprachigkeit dem entsprechende Literaturen im Tandem ins Gespräch zu bringen sind.

Den dritten Abend der Reihe bestreiten die deutsche Dichterin Marion Poschmann und der italienische Dichter, Romancier, Kritiker und Herausgeber Maurizio Cucchi.

Marion Poschmann stellt in Bozen erstmals den eben den im Hauptprogramm des Suhrkamp Verlags erschienenen Gedichtband „Geistersehen“ vor. Der Dichterin, die sich in der deutschen Poesielandschaft sehr eigenständig und von Moden und Zirkeln unabhängig behauptet, ist ein höchst feinsinniges Schreiben eigen, das in einer „literarischen Wachsamkeit und Wahrnehmungsfähigkeit“ (Michael Braun) Landschaften und ihre Geschichtlichkeiten höchst reflexiv und virtuos abmisst und es nicht scheut, einen aufwenigen Bilderreichtum in Szene zu setzen, um eingeschriebene und neu entworfene Konnotationen wach zu rufen.

Über Maurizio Cucchi, den großfürstlichen Literaten der italienischen Szene, schreibt der Kritiker Roberto Galaverni:

„Le tante figure e figurine di Cucchi, perse nella città come nel tempo (anche in Vite pulviscolari ce ne sono di molto riuscite), sono infatti il termine di una considerazione, o meglio di un contatto. E alcuni attributi di questa poesia, come il silenzio da cui sembra ogni volta sgorgare, la fermezza dell’intonazione, la decisione della pronuncia, come se il poeta non volesse concedersi il modo di tornare indietro, sono esattamente gli elementi intesi a stabilirlo questo contatto, e soltanto secondariamente possono considerarsi una componente espressiva, o stilistica. Coincidono, in sostanza, con la possibilità stessa del raggiungimento e dell’enunciazione dell’altro, vale a dire della persona di cui sempre e inevitabilmente la poesia di Cucchi è in cerca. Il suo nucleo poetico è lirico-emotivo, profondo e viscerale, e non, come potrebbe sembrare, progettuale e narrativo. Semmai molta parte del fascino di questa poesia deriva proprio dalla sproporzione tra la condizione di sogno-oscurità che presiede alla poesia (dove l’oscuro qui, come nei bambini, è il buio) e l’estremo rigore compositivo, il controllo sempre vigile dell’espressione.“ (Roberto Galaverni, Alias/il manifesto)

 

 

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